MESSAGGIO DEL PRIORE DIEGO IN OCCASIONE DEL SANTO NATALE 2014 a.D.
Giungano i miei auguri per un Santo Natale a tutti gli amici e simpatizzanti, alle Dame, ai Cavalieri di ogni Ceto e grado, ai Cavalieri religiosi, ai Seborghini, ai confratelli degli Ordini amicie ai loro Governanti.
Per annunciare la nascita di Gesù gli Angeli, rivolgendosi ai pastori, hanno usato questa frase: “Il salvatore del mondo, oggi è nato. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2, 11-12). Gli Angeli con queste parole ci indicano, senza alcuna esitazione o dubbio, che il nostro Dio ha deciso di scendere tra noi scegliendo come luogo la Palestina, e di nascere nel periodo più freddo e buio dell’anno, in quei giorni che noi chiamiamo solstizio d’inverno, in una famiglia povera. La prospettiva che gli Angeli ci offrono a distanza di due millenni da quello evento è sempre la stessa, immutata ed immutabile: là dove c’è un bambino che nasce, lì dobbiamo cercare lo spirito del Natale.
Gli Angeli ci fanno anche capire che il nostro Dio non è attratto da beni materiali. Il Dio fattosi uomo non ha scelto di nascere in una famiglia ricca e potente; non ha scelto di nascere in mezzo al lusso. Potremmo dire che Dio vuole nascere in “contro tendenza”. Se avessimo fatto la domanda: “ma se tu fossi Dio, dove ti sarebbe piaciuto nascere?” Quanti avrebbero ragionato così: “se fossi Dio, dovendo e potendo scegliere avrei scelto una bella villa, con tantissime camere, magari una reggia con tanti domestici, con piscina e campo da tennis annessi…”.
La presenza di Dio, la fragilità umana, il mistero lo avvertiamo dinnanzi ad ogni nascita, ad ogni vagito. Il calore, l’affetto che si sprigiona in quei momenti è ciò che noi oggi chiamiamo lo spirito del Natale. Gesù fin da subito, prima ancora di parlare, prima ancora di nascere ci dice già che la felicità, la salvezza, la verità, non vanno ricercate e non si trovano nelle ricchezze materiali. Da Gesù pertanto non dobbiamo aspettarci altro se non che ci insegni ad amare. Ricordiamoci delle parole di Giovanni, quando l’apostolo afferma: “Chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio, chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4, 7-8). Gesù, per mezzo di Giovanni, ci insegna che il nostro vero bene e la nostra salvezza sono l’amore e la carità.
Dio aveva ed ha tutto, conseguentemente non ha bisogno di niente e di nessuno. La creazione non è stata un obbligo. Egli ha voluto farsi povero e bisognoso per potere dare a noi la possibilità di praticare la nostra nobiltà d’animo; affinché potessimo esprimere tutta la nostra capacità di amare per poterci così ricompensare, per ogni atto di affetto e di carità nei suoi confronti. A ben pensare, Dio ci è venuto molto incontro. La scelta di venire al mondo nelle vesti di un bambino povero ci ha aiutato. Come si fa a mantenere un cuore di pietra dinnanzi ad un bambino nato al freddo in una grotta? Dio con il Natale ci ha aperto i cuori. Quindi il primo passo è capire che dinnanzi ad un neonato, inerme, bisognoso di ogni cosa ed incapace di qualsiasi gesto non possiamo che essere teneri, affettuosi, stupiti. Questo è il primo passo dello spirito del Natale.
Più avanti sarà lo stesso Gesù a spiegarci che questo sentimento facilmente comprensibile quando dinnanzi ad un neonato, non dobbiamo riservarlo solo a quella circostanza ma a tutti i fratelli in difficoltà. “Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto aver fame, e ti abbiamo dato da mangiare? o aver sete, e ti abbiamo dato da bere? Quando mai t’abbiamo veduto forestiere, e ti abbiamo accolto? o ignudo, e ti abbiamo rivestito? Quando mai ti abbiamo veduto infermo, o in prigione, e siamo venuti a trovarti? E il Re, rispondendo, dirà loro: in verità, vi dico che, in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me.” (Mt 25, 37:40). Ora lo spirito del Natale si è completato.