SANTA PASQUA DEL 2018
אלי אלי למה שבקתני – Elì lemà sabactàni.
Gesù il Nazareno sta affrontando il momento più cupo della sua esistenza terrena. Il Messia, il Maestro, il nostro Signore incontra il dramma dell’abbandono e della morte. Tradito da Giuda, rinnegato da Simone Pietro, flagellato, incoronato di spine, picchiato dai legionari è umiliato fino a provare la disperazione totale. Eccolo allora, consapevole di quanto manchi ancora al compimento della sua missione terrena, gridare al Padre, e proferire le parole dolenti del Salmo 22.
Questo “Perché”,questo interrogativo profondo (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”), questo grido di dolore che si eleva dal Golgota ci descrive l’ansia terribile del Figlio che nel momento più difficile della sua esistenza si rivolge al Padre e lo trova distante, assente. Questo “perché”ci ricorda quanto umana sia l’esperienza di Gesù. Umana e misteriosa. Egli sa che la sua missione è la risultante dell’obbedienza al Padre, e che essa prevede l’abbandono e la morte per giungere alla vita e donarla a tutti i credenti.
A differenza di altri disperati, in queste parole del Cristo tuttavia non avvertiamo costernazione. Gesù non impreca, non si dispera anzi ci rassicura; continua a usare il termine “Dio mio”. Le sue certezze non si scalfiscono neppure nell’ora più buia; egli conosce il seguito del Salmo: “In te confidarono i nostri padri, confidarono e tu li liberasti; a te gridarono e furono salvati, in te confidarono e non rimasero delusi”. (vv. 5-6)
Cari Cavalieri e Dame, cari seborghini e amici tutti, attraverso questo grido che si leva dal Golgota, noi, spiritualmente presenti ai piedi della croce, in queste ore possiamo rivivere la sua passione, testimoniare la sua obbedienza al Padre senza tentennamenti e condividere la gioia esplosiva e trionfante della risurrezione. Quello che era sembrato un disperato grido di aiuto si è trasformato in un trionfale canto di lode e di vittoria della vita sulla morte. Questi i pensieri per la Santa Pasqua del 2018.