La gramigna è come la zizzania; è una erbaccia che cresce nel terreno e lo impoverisce, lo deturpa; è un’erba infestante che impedisce alle colture di prosperare, oltre ad essere anche brutta da vedere.

Nel linguaggio simbolico la zizzania sta ad indicare qualcosa di negativo, di malvagio, di oscuro, di ostile; riferito all’essere umano indica la persona che interviene non per portare pace e amore, ma odio e tenebre. Si tratta quindi di soggetti che si inseriscono in un contesto politico, storico, culturale, religioso per seminare tensioni, discordia, confusione.

Mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò gramigna in mezzo al grano e se ne andò”. Ciò che abbiamo appena detto è in linea con il pensiero di Gesù Cristo espresso in questa stupenda parabola riportata da Matteo nel suo Vangelo (13: 24-40).

Come il Maestro ci ha insegnato, non è possibile nella vita contemporanea separare il grano dalla gramigna. Noi non dobbiamo preoccuparci del fatto che la gramigna esista e cresca assieme al grano. Questo per noi Cattolici non è un problema in quanto vi è la certezza che, alla fine, il grano verrà separato dalla gramigna. Grano e gramigna prenderanno due vie diverse. Essi non avranno lo stesso destino.

Non è colpa nostra se la gramigna continua ciclicamente ad insediarsi in Seborga, con forme e soggetti diversi. Non sta a noi preoccuparci di ciò. A noi è chiesto di continuare ad essere testimoni di fede, testimoni della parola di Gesù Cristo. A noi basti la certezza che la mietitura avverrà e con essa gli uomini meritevoli di gloria eterna prenderanno la via del Paradiso.

Lo spunto per queste riflessioni ci viene dato  da una notizia curiosa che abbiamo letto recentemente: “l’Ordine Monastico di Seborga, in seno alla Polish National Catholich Church del Principato di Monaco, in comunione con la Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala Antico Orientale, al fine di ricostituire, come all’origine, l’Antico Principato Abbaziale di Seborga”.

Sorridiamo dinnanzi alla spudoratezza, alla incoscienza, alla ignoranza di questi soggetti che, con un volo pindarico, vorrebbero unire Seborga ad una chimerica Chiesa Nazionale Polacca (?) e, attraverso Chiese improbabili fatte di Abati ‘fai da te’, Chiese fantomatiche con un piede (se non entrambi) nell’esersia. No, cari ragazzi! La storia del monastero di Lèrins, faro della Cristianità medievale è ben altra cosa.

Concludendo: non stupiamoci se a Seborga operano soggetti appartenenti a strane confraternite, a gruppi che non sappiamo se collocare tra i gruppi blasfemi o tra i gruppi goliardici. A ben pensare, forse, per il prossimo Carnevale potrebbe fare comodo avere a Seborga un ‘Abate mitrato’.

Una cosa è certa: il male cerca in tutti i modi di essere presente particolarmente nei luoghi di alta di spiritualità. E Seborga è uno di quei luoghi.